Tiziano Terzani osservatore del mondo che cambia : sulla modernizzazione di stampo occidentale in Cina
Marttila, Heli (2020-02-24)
Tiziano Terzani osservatore del mondo che cambia : sulla modernizzazione di stampo occidentale in Cina
Marttila, Heli
(24.02.2020)
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In questa tesi di laurea si è esaminato il pensiero del reporter e scrittore Tiziano Terzani, riguardo alla ricerca di modernità e le sue conseguenze nel Paese che egli ha tanto amato: la Cina. Questa, nel perseguimento della sua ricerca, si è lasciata alle spalle la sua cultura millenaria e unica ispirandosi invece all'Occidente, prima seguendo il modello del marxismo-leninismo, poi aprendosi verso un’economia di tipo liberale e globalizzato. Nei suoi reportage Terzani ha cercato di denunciare questa perdita di unicità, rammaricandosi per le sorti dell’umanità moderna tutta tesa al materialismo, e in questo studio si è voluto inquadrare ed esporre il suo pensiero, cercando anche di identificare dei fattori che possono aver contribuito alla sua elaborazione e al suo sviluppo. L’approccio seguito è epistemologico costruttivista, per il quale un individuo è sempre influenzato dal suo ambiente circostante. Inoltre, si è voluto accostare il pensiero ‘terzaniano’ ad altre correnti di pensiero che presentavano delle somiglianze per tracciare un profilo più completo dell’autore.
Le fonti utilizzate sono: due raccolte di articoli scritti da Terzani e pubblicati nei volumi 'La porta proibita' e 'in Asia'; un’opera appartenente al genere del reportage narrativo, 'Un indovino mi disse', e la raccolta - a cura di Àlen Loreti - di estratti di lettere e diari personali di Terzani, 'Un’idea di destino'. L’eterogeneità delle fonti ha permesso di condurre un’analisi sui pensieri espressi da Terzani in qualità di reporter e di pensatore, rendendola complessivamente abbastanza approfondita.
Dopo un’attenta analisi di che ciò che abbia potuto portare Terzani a costruire il suo pensiero e confezionare il suo messaggio in un determinato modo, si conclude che sia la volontà di dare voce al suo personale dissenso e per fornire ai lettori i mezzi necessari per riflettere sulla modernizzazione di Paesi culturalmente ricchi come la Cina. Inoltre, nel condurre lo studio, si sono identificati schemi di pensiero accostabili sia alla corrente filosofica costruttivista e relativista di Lévi Strauss, che al pessimismo storico-politico di Francis Fukuyama. Si conclude con la riflessione che Terzani si sia dimostrato abile nel prevedere i cambiamenti e i problemi portati dalla modernità, svolgendo suo malgrado il ruolo di Cassandra, ma che l’idea di destare chi fosse intrappolato nell'illusione di un auspicabile progresso senza fine, non sembri dispiacergli. Infine, ci si sofferma sul fatto che pur amando la Cina e dispiacendosi per quello che prevede per il suo futuro, Terzani sia sempre rimasto ‘fiorentino’, rifiutando soluzioni a scatola chiusa e anche l’appellativo di ‘guru’, affibbiatogli per la volontà di condividere le sue idee, considerate controcorrente.
Le fonti utilizzate sono: due raccolte di articoli scritti da Terzani e pubblicati nei volumi 'La porta proibita' e 'in Asia'; un’opera appartenente al genere del reportage narrativo, 'Un indovino mi disse', e la raccolta - a cura di Àlen Loreti - di estratti di lettere e diari personali di Terzani, 'Un’idea di destino'. L’eterogeneità delle fonti ha permesso di condurre un’analisi sui pensieri espressi da Terzani in qualità di reporter e di pensatore, rendendola complessivamente abbastanza approfondita.
Dopo un’attenta analisi di che ciò che abbia potuto portare Terzani a costruire il suo pensiero e confezionare il suo messaggio in un determinato modo, si conclude che sia la volontà di dare voce al suo personale dissenso e per fornire ai lettori i mezzi necessari per riflettere sulla modernizzazione di Paesi culturalmente ricchi come la Cina. Inoltre, nel condurre lo studio, si sono identificati schemi di pensiero accostabili sia alla corrente filosofica costruttivista e relativista di Lévi Strauss, che al pessimismo storico-politico di Francis Fukuyama. Si conclude con la riflessione che Terzani si sia dimostrato abile nel prevedere i cambiamenti e i problemi portati dalla modernità, svolgendo suo malgrado il ruolo di Cassandra, ma che l’idea di destare chi fosse intrappolato nell'illusione di un auspicabile progresso senza fine, non sembri dispiacergli. Infine, ci si sofferma sul fatto che pur amando la Cina e dispiacendosi per quello che prevede per il suo futuro, Terzani sia sempre rimasto ‘fiorentino’, rifiutando soluzioni a scatola chiusa e anche l’appellativo di ‘guru’, affibbiatogli per la volontà di condividere le sue idee, considerate controcorrente.